Buongiorno a te,quante polemiche a Sanremo! Anche a distanza se ne sente ancora l’eco.
Le parole usate sul palco della kermesse musicale per parlare di disabilità – specialmente durante la performance del Teatro Patologico – ci hanno riportato indietro di cinquant’anni, ai tempi in cui la televisione era ancora in bianco e nero.
Non sono state solo le parole, ma anche il modo in cui se ne è parlato: drammaticamente abilistico, pietistico, ispirazionale e chi più ne ha più ne metta.
Anche le questioni di genere, non hanno ricevuto un trattamento migliore, perché sono state affrontate con un approccio completamente fuori dal tempo, alla luce della cornice e delle modalità in cui è stata relegata la presenza della gran parte delle protagoniste femminili o delle varie comunità marginalizzate, a loro volta chiamate in causa.
Il coro di indignazione si è alzato un po’ ovunque, da diverse parti della società civile e non solo. Giusto. Anzi, sacrosanto.
Tuttavia, non si può fare finta di pensare quanto il Festival di Sanremo sia un fenomeno passeggero mentre i problemi presenti sul tavolo rimangono.
Le difficoltà, le norme disapplicate, la mancanza di servizi, l’eliminazione delle più banali forme di rispetto e, soprattutto quello scalino – che possiamo considerare simbolo di tutte le barriere architettoniche e psicologiche presenti nel nostro Paese e nel mondo – continua a sussistere.
Continua a essere lo scandalo quotidiano nel quale ci imbattiamo ad ogni istante e su cui sembra che non si potrà mai intervenire.
Inoltre, non appena si sono spente le luci del Teatro Ariston e terminata la bolla di sospensione spazio-temporale del Festival, dal versante politico è arrivata l’ennesima cattiva notizia: il governo intende rimandare di due anni la riforma sulla disabilità e il diritto a un progetto di vita indipendente.
Nello specifico, la riforma potrebbe migliorare le scelte delle persone con disabilità, favorendone una maggiore e più completa autonomia; tuttavia, rinviare la sua attuazione al 2027 segna una grave battuta d’arresto, perché il tempo a disposizione è ormai esaurito!
Ogni volta che si rimandano i provvedimenti a favore delle persone con disabilità, siamo fisiologicamente e inevitabilmente già troppo in ritardo, e la politica non può fare a meno di tener conto di questa prospettiva inoppugnabile.
A commento di questa situazione, ti mostro la foto di una delle scalinate più conosciute tra i torinesi: quella del Duomo di Torino.
Quella pietra imbiancata, quel sagrato, quei portoni, sono storicamente inaccessibili.
Paolo Osiride Ferrero, il presidente storico della CPD, ha condotto infinite battaglie, proteste e denunce per questa causa.
La Consulta ha raccolto il suo testimone e prosegue la sua battaglia, ma per chi vive con una disabilità, non è cambiato nulla.
Quanto tempo dovremo ancora aspettare per vedere un cambiamento, non solo per quelle scalinate, ma soprattutto per quello che esse rappresentano?Alla fine tra il Festival di Sanremo e quello scalino, non vincono “le canzonette”, ma continua a vincere lo scalino.